Dopo dieci giorni di totale pigrizia tra Luang Prabang e Vang Vieng, saluto Kelly alla stazione dei bus di Ventiane e parto per Savannakhet.
Sono le 5.30 am della vigilia di Natale, ho camminato per mezz’ora dalla stazione degli autobus al centro e la città è ancora morta, ma intanto il cielo si rischiara. Un gentile signore incuriosito mi domanda da dove vengo e cosa faccio e mi indica una guesthouse. Mi incammino poco dopo e lo incrocio di nuovo per strada. È andato a comprare il pane: mi offre una baguette e mi propone di incontrarlo la sera alle sette.
Ho incontrato Kelly sul van che da Chiang Mai ci ha portato a Chiang Khong, al confine col Laos, dopo una sosta al White Temple nei pressi di Chiang Rai. Progettato da un pittore visionario e iniziato a costruire nel 1997 è un tempio buddhista ed induista, è bianco e… assurdo. All’interno, che è vietato fotografare, dipinti sui muri ci sono personaggi del calibro di Spiderman e Doraemon, Elvis e Batman. La sua costruzione dovrebbe concludersi nel 2070.
Passiamo la notte al confine e il giorno dopo siamo in Laos: la slow boat ci aspetta! Ma prima di imbarcarci veniamo indottrinati da questa presunta “guida” su quel che ci aspetta. ‘Non è come vi hanno raccontato a Chiang Mai quando avete comprato il biglietto! E quando stasera arriverete a Pakbeng verso le sette o forse otto di sera ci saranno i locali che vorranno portarvi i bagagli, ma voi dovete sempre avere la vostra roba con voi, non fidatevi! E visto che è l’unico posto dove potete dormire… ah, i prezzi!’ Sì, quindi sta a vedere che prenoto con te! Hanno prenotato tutti tranne me e Kelly che si è un po’ abbandonata al mio volere. Viaggio piacevole, un po’ stretti, soprattutto il primo giorno. Camera economica e pulita, cibo, birra e combriccola!
La mattina si riparte e nel pomeriggio siamo a Luang Prabang. Ci affidiamo al primo “albergatore” che per 80.000 kip ci offre una doppia con bagno, banane, caffè e te! Luang Prabang ha un sapore strano e piacevole. Belle case, resort, guesthouse… sembra proprio un posto di vacanza. La nostra prima cena è un Lao BBQ: c’è un braciere in mezzo al tavolo e una pentola dove cuocere un brodo di verdure, tofu e uova; e una cupola da ungere col lardo dove cuocere la carne. Ancora non sappiamo che i nostri giorni insieme saranno dedicati alla scoperta della cucina laotiana, camminate senza meta e poltrire al sole lungo il fiume a Vang Vieng. Ma l’ultimo giorno a Luang Prabang decidiamo di noleggiare delle bici e attraversiamo il fiume dove un nonno col nipote ci invita a visitare la sua casa e ci offre ospitalità. Giuro che son fosse stato così freddo io una notte nella capanna l’avrei passata!
Sul van per Vang Vieng un ragazzo tedesco ci parla di bungolow aldilà del fiume, così una volta arrivati decidiamo di seguirlo. Mai scelta fu più appropriata: un bel prato verde lungo il fiume e una vista incredibile sulle montagne. Calde giornate di sole, ma il freddo arriva subito appena questo cala. Caffè, zuppa, amaca, due passi, pad kapao, lettino lungo il fiume, birra, laab, whiskey. Sì, un giorno ci siamo arrampicate su una montagnetta. Niente tubing, niente kayaking, solo relax.
Ok, era un appuntamento! E io che pensavo che fosse genuinamente interessato ad uno scambio culturale…! Posso essere ancora così ingenua a trntrtrtr anni?!
Questo natale a Savannakhet è passato davvero inosservato, nonostante la presenza di una chiesa cattolica e di una evangelica in città. In compagnia di Guillaume ho pedalato fino al tempio e poi al lago, dove abbiamo pranzato in un bel ristorante.